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Dei cani si parla troppo e si sente poco

  • Immagine del redattore: A Metà Strada
    A Metà Strada
  • 23 ott
  • Tempo di lettura: 2 min

Oggi, quando si parla di cani, si discutono metodi, si analizzano comportamenti, si scompongono emozioni in teorie, protocolli, strumenti.

 A volte, però, la ricerca di spiegazioni sempre più sofisticate sembra servire più a riempire l’ego di chi parla che a costruire reale comprensione.

Dietro a parole complesse e a concetti tecnici si rischia di smarrire l’essenza: la relazione.

La vita insieme a un cane non dovrebbe trasformarsi in un esercizio di applicazione di regole, né in una dimostrazione di competenza.

Non è un’interrogazione scolastica in cui mostrare di sapere, ma un continuo fluire di ascolto, presenza e adattamento reciproco.

 La relazione è un movimento naturale, un terreno condiviso dove l’umano e il cane si incontrano e si contaminano a vicenda.

La conoscenza resta indispensabile.

È il punto di partenza per comprendere una specie diversa dalla nostra, per leggerne i segnali, rispettarne i bisogni, offrirle sicurezza.

 Ma oltre alla teoria, serve qualcosa che non si studia: la capacità di portare quel sapere dentro di sé, fino a farlo diventare naturale.

Prima lo si interiorizza sul piano emotivo, poi lo si integra su quello razionale.

 Solo così la competenza si trasforma in autenticità, nel quotidiano, nella vita reale

Quando ogni gesto viene mediato dal pensiero “devo fare così, devo dire questo” perdiamo spontaneità, e con essa efficacia e credibilità.

Il cane non risponde al linguaggio delle parole, ma a quello dell’intenzione, della coerenza, del corpo.

 È la nostra presenza reale, non le nostre nozioni, a creare fiducia.

È come in una sinfonia: ogni strumento ha la sua voce, il suo tempo, il suo momento.

 Se uno prevale sull’altro, l’armonia si spezza.

 Ma quando ciascuno trova il proprio posto, nasce la musica.

Così è la relazione tra uomo e cane, un dialogo fatto di ritmi che si intrecciano, di pause che parlano, di sguardi che accordano.

Non c’è un direttore d’orchestra, c’è un incontro.

E come ogni musica viva, la relazione cambia, si trasforma, a volte si stona e poi ritrova la melodia.

Ci chiede di restare presenti, di non temere il silenzio, di ascoltare davvero l’altro prima di rispondere.

Quando impariamo a suonare insieme, senza imporre la nostra voce ma accordandola a quella del cane, la relazione diventa ciò che dovrebbe essere: un dialogo autentico, fatto di scambi reciproci.

Vivere con un cane significa lasciarsi toccare, accettare di essere trasformati dal contatto con un’altra specie.

 È un incontro che chiede tempo, sensibilità e disponibilità a lasciar andare il controllo per far spazio all’esperienza.

Forse dovremmo ricordarcelo più spesso: i cani non hanno bisogno che di essere spiegati, ma di essere compresi.

Non hanno bisogno di troppe parole, ma di presenza, accettazione

E allora, la prossima volta che ci troveremo a parlare di loro, proviamo a fare un passo indietro.

A respirare, osservare, ascoltare.

Diventiamo permeabili e lasciamoci contaminare


Sammy & Antonio

 
 
 

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